L’Italia è il primo paese a livello europeo che, a partire dal 1 gennaio 2022, ha reso obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Una scelta che recepisce e anticipa di ben tre anni le direttive europee sull’economia circolare nell’ambito tessile.

L’obiettivo è diminuire l’impatto ambientale, incentivare riuso e riciclo e garantire sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Rifiuti tessili in Italia: quantità e smaltimento

Secondo quanto riporta il report l’“Italia del riciclo”, della Fondazione sviluppo sostenibile e Unicircular, nel 2019 in Italia sono state prodotte 480.000 tonnellate di rifiuti tessili. Il 50% di questi proviene dall’industria tessile, il 30% dalla raccolta differenziata di tipo urbano, il restante 20% da altre tipologie di attività.

Come si legge nel rapporto, nel 2019 il 46% dei rifiuti del settore tessile è stato avviato a recupero di materia, mentre l’11% è stato destinato a smaltimento. Una quota molto rilevante dei rifiuti, circa il 43%, è stata destinata ad attività di tipo intermedio, come pretrattamenti e stoccaggio.

Raccolta differenziata dei rifiuti tessili di tipo urbano

Secondo l’ultimo rapporto Ispra sui rifiuti urbani pubblicato a dicembre del 2021, nel 2020 sono state raccolte 143,3 tonnellate di tessuti. Questo tipo di raccolta è gestita dalle amministrazioni comunali. 

In alcuni comuni la raccolta differenziata del tessile avviene già, ma ci sono ancora diversi aspetti su cui lavorare. Per esempio, rendere più accessibili e aumentare il numero delle campane della raccolta per i rifiuti tessili. In questo modo, si incentivano i cittadini a smaltire correttamente questi rifiuti, evitando che finiscano nell’indifferenziato.

Che fine fanno i rifiuti tessili? 

Il riciclo tessile è un lavoro che del distretto di Prato esiste da molti anni. Dopo la raccolta differenziata, i rifiuti tessili vengono inviati agli impianti di trattamento per diversi tipi di utilizzo: riutilizzo (68%), riciclo ( 29%) per ottenere pezzame industriale o materie prime seconde destinate all’industria tessile, smaltimento (3%).

Negli impianti di selezione dei rifiuti tessili la prima attività riguarda una cernita per tipologia di capo. La seconda selezione separa gli indumenti per qualità e, se necessario, igienizza i capi destinati al riuso. 

Il riuso dei rifiuti tessili

La frazione tessile dei rifiuti urbani scartata dalla selezione, perché non adatta al riuso, viene vagliata per tipo di materiale. Nel caso in cui sia possibile, il materiale tessile viene usato per diversi prodotti: pezzame a uso industriale per la pulizia e la manutenzione (strofinacci assorbenti e di lavaggio), rifilatura, cardatura e sfilacciamento delle fibre, finalizzate al reimpiego per produrre nuovo tessuto. Ma anche riempimenti come isolanti acustici e termici e auto-motive.